Per decenni ormai si è parlato di Lean, di Six Sigma, e fazioni diverse hanno cercato di sminuire le potenzialità dell’altra.
Autore: Elisabetta Bernar, Master Black Belt, formatore e coach, Istituto Lean Management
In anni di esperienza sviluppata in progetti e programmi di formazione talvolta Lean e talvolta Six Sigma ho rafforzato sempre più l’idea che si tratti di discussioni dovute a semplice ignoranza di cosa siano l’una e l’altra. In un’ottica comune di miglioramento continuo come possiamo negare l’utilità di alcuni strumenti statistici nel caso si stiano ricercando le cause di un problema complesso o di una non conformità?
La filosofia Lean mette le persone al centro del miglioramento, indica il sottoutilizzo dei talenti come uno dei nuovi sprechi, e quindi perchè non dotare le nostre persone di strumenti avanzati che possono aiutarle a sostenere e dimostrare le loro ipotesi.
Non tutti i problemi possono essere risolti attraverso un’attività di problem solving che utilizzi semplicemente le skill del team e strumenti quali Ishikawa o 5Perchè.
Il miglioramento continuo richiede sempre più dati e fatti a supporto delle nostre ipotesi, quindi perchè non imparare a misurare correttamente? Perchè non assicurarci che tutti gli operatori misurino alla stessa maniera ottenendo dati confrontabili? Perchè non cercare di avere un numero sufficiente di dati a supporto delle nostre ipotesi anzichè credere ciecamente ad un singolo evento che in realtà potrebbe essere dovuto a qualcosa completamente fuori dal nostro controllo?
Six sigma ci permette appunto di conoscere a fondo i nostri processi, di capire su quali input agire per ottenere gli output desiderati, capire quali variabili dobbiamo tenere sotto controllo per poter avere un output stabile. Insomma, parliamo di capire davvero qual’è la ricetta migliore per i nostri processi.
Tutto questo come si lega ad un ambiente Lean?
La risposta è semplice:
- Come possiamo realizzare flusso se non perseguiamo la stabilità?
- Come possiamo avere stabilità senza conoscere quali sono le leve della stabilità stessa?
In termini più semplici, pensiamo di voler implementare un sistema Pull, di produzione interna, cosa accade se i componenti in oggetto presentano elevata difettosità? Se il quantitativo posto a kanban risulta difettoso, anche parzialmente, ciò risulterà in uno stock inferiore al previsto e quindi potenzialmente insufficiente, con rischi di rottura di stock.
Gli strumenti Six Sigma in questo senso ci aiutano innanzitutto a dimostrare la vera portata del problema, a comprendere in che condizioni la difettosità aumenta e quando invece cala; a capire come minimizzarla e stabilizzarla, ci aiuterà insomma ad avere un sistema pull stabile e funzionante e tutto ciò non senza il Talento delle nostre persone, ma fornendo dati e risultati a supporto delle persone stesse, questo è il Lean Six Sigma!
Applicazione dell’approccio Six Sigma alla ottimizzazione della Value Stream
Nel caso Vitec, per supportare l’implementazione di un sistema kanban, con conseguente freepass fornitore, si è voluto determinare in maniera robusta la reale capacità dello stesso di inviare pezzi conformi alle specifiche (ossia, come stabilito dalle norme AIAG, con Cp e Cpk>1,33).
Per fare questo si è dovuto innanzitutto validare il sistema di misura; ciò facendo ci si è accorti che il sistema comunemente utilizzato, il calibro, non era sufficientemente preciso (ossia ripetibile e riproducibile); dopodichè si è dovuto appurare che il processo produttivo del fornitore fosse sotto controllo “statistico” per andare quindi a verificare la reale capability del processo (ossia la capacità statistica del processo di mantenersi stabilmente entro le tolleranze).
Elisabetta Bernar, Master Black Belt, formatore e coach, Istituto Lean Management