Gemba walk, genchi gembutsu, il circolo di Ohno: chi non ne ha sentito parlare? Chi non si è mai sentito dire che “bisogna imparare a vedere il valore che (non) fluisce e riconoscere gli sprechi”? Come se fosse facile.
Autore: Giuseppe Acquasaliente, Lean Coach, Istituto Lean Management
Da sempre filosofi, poeti e teologi si sono interrogati sulla differenza tra guardare e vedere: gli occhi sono capaci di guardare ma non bastano per vedere.
Plinio scriveva che non si vede che con la mente e non con l’occhio, e Saint Exupery diceva che “si vede bene solo con il cuore”; “guardare è facile, vedere è un’arte” sottolineava, invece, Enzo Bianchi.
Tre filtri che appannano lo sguardo
E allora, prima di iniziare a fare le pulizie di primavera ci tocca “pulire lo sguardo”.
Ma pulire da che cosa? Quali sono i filtri che ci rendono difficile vedere i processi e le persone in modo più limpido e pulito?
Un processo reale arriva a noi filtrato, molto spesso, da:
- preconcetti, secondo i quali per esempio quel processo è stato concepito nella maniera corretta e quindi se non funziona sarà “colpa” di qualche operatore e di come è stato istruito;
- paradigmi, come per esempio quelli che ci portano a lavorare per lotti, a considerare efficiente solo il ciclo di lavoro più veloce, ad accettare i set-up come normali se contabilizzati nel costo standard;
- consuetudini, secondo le quali la maniera con cui abbiamo sempre lavorato è la migliore, in fondo “abbiamo sempre fatto così”.
I Principi Lean come detersivo magico
E come pulire lo sguardo da questi filtri che lo appannano?
Serve fare riferimento ai primi tre principi del Lean Thinking: il valore visto sempre e solo dalla parte del Cliente, l’attenzione al flusso continuo, meglio se tirato da valle e la tensione alla perfezione attraverso il miglioramento continuo.
Anche le persone e i loro comportamenti arrivano al nostro sguardo filtrate da:
- pregiudizi, basati sulle nostre esperienze precedenti se non da considerazioni su razza, genere, formazione, esperienze pregresse delle persone;
- ansie, legate a risultati da ottenere, a rapporti di potere e gerarchia, alla paura di esporsi e di compromettersi;
- orgoglio, che ci fa a volte pensare di essere superiori e altre volte incapaci di ammettere errori di valutazione o nel comportamento.
Qui entrano in gioco gli altri due Principi.
Si tratta di sforzarsi ogni giorno e con ogni persona di applicare il principio del rispetto, considerando le persone “non colpevoli”, ma sollecitandone la responsabilità, e il coinvolgimento, che parte dallo spiegare “perché” prima di passare al chi-come-cosa-quando.
Cominciamo allora le nostre pulizie di primavera armandoci degli strumenti adatti (valore, flusso, perfezione, rispetto e coinvolgimento) e di una buona dose di… “olio di gomito”.
L’AUTORE
Autore: Giuseppe Acquasaliente, Lean Coach, Istituto Lean Management
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